Il saggio NextNature di Koert Van Mensvoort (trad. di Gabriella Gregori, D Editore, 2022) arricchisce il filone delle recenti opere di non-fiction che hanno preso in esame temi legati al postumanesimo.
In questo caso l’autore predilige una lettura distaccata che si avvicina a un’analisi di tipo biologico e sistemico. Per questo motivo, le riflessioni contenute nel saggio, pur focalizzandosi sul concetto di natura, si distanziano sia dalle correnti ecologiste (che l’autore posiziona a metà strada tra il senso di colpa per la crisi ecologica e la critica fondata dell’Antropocene) sia da quel transumanesimo che intravede l’era in cui l’umanità sarà liberata da “catene” come la povertà, la vecchiaia e la morte grazie all’accelerazione degli sviluppi tecnologici.
La costruzione è ambiziosa e per alcuni versi riuscita. Si tratta di presentare i cardini di una teoria che permetta di generalizzare queste posizioni “militanti” in una prospettiva di ordine maggiore, dopo aver evidenziato la loro insufficienza. Tecno-ottimismo e catastrofismo ecologico non sono altro, per Van Mensvoort, che reazioni scomposte del genere umano di fronte agli sconvolgimenti ecologici e sociali generati dalla tecnologia.
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